Trasporto di stupefacenti: il concorso nel reato deve essere provato oltre ogni ragionevole dubbio
I fatti: l’imputato è stato condannato per trasporto di stupefacenti dopo il rinvenimento, all’interno del cruscotto dell’auto in cui si trovava insieme a un altro uomo, di grandi quantità di droga. Dopo la condanna arrivata in primo grado e la successiva conferma della Corte d’Appello l’uomo propone ricorso in Cassazione sostenendo che l’unica prova della sua colpevolezza sia il fatto che si trovasse all’interno dell’auto. Ciò non sarebbe sufficiente a provare, “oltre ogni ragionevole dubbio”, che lui fosse a conoscenza della droga lì nascosta o fosse in qualche modo complice al suo trasporto (anche posto il fatto che l’auto non era di sua proprietà e non era lui al volante).
Anche nei confronti di un pregiudicato non si può saltare a facili conclusioni
I giudici della Corte Suprema riassumono così il principio succitato:
“ Secondo la giurisprudenza di questa Suprema Corte, infatti, deve intendersi violato il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio quando, nell’accertare la responsabilità di un imputato pregiudicato, si adottino modalità diverse da quelle adoperate nei confronti di un imputato incensurato.”
Ecco allora che tutti gli elementi indiziari utilizzati dai Giudici della Corte d’Appello per motivare la condanna si rivelano significativi ma non dimostrativi del fatto che l’imputato fosse a conoscenza della presenza della droga o fosse in qualche modo coinvolto nel suo trasporto. Per provare il concorso di più persone a un reato è infatti necessario che il concorrente ponga in essere un comportamento al fine di dare un contributo alla commissione del fatto, aiutandone l’opera o la messa in atto.
Il nervosismo dimostrato all’atto del controllo, i precedenti, la non giustificata presenza degli uomini (che si sarebbero incontrati per caso, secondo la loro versione) sul posto a tarda notte, non sono sufficienti a provare la sua colpevolezza. La Corte di Cassazione procede quindi ad accogliere il ricorso e a annullare la Sentenza poiché il ricorrente non ha commesso il fatto.
Corte di Cassazione, Sentenza n. 1986 depositata il 17.1.2017
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