Statistiche sugli incidenti stradali: il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti presenta il Rapporto 2016

È stato pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il Rapporto Finale relativo alla Produzione di statistiche sulla incidentalità nei trasporti stradali. Il Rapporto si compone di una serie di relazioni a cura di vari organi, fra cui ACI e ISTAT, riguardanti, fra l’altro, statistiche sugli incidenti in Europa e in Italia, statistiche relative agli utenti vulnerabili e suddivise per tipo di strada e molte altre informazioni.

Scorrendo le pagine del rapporto appare evidente un dato: il PNSS (Piano Nazionale della Sicurezza Stradale) ha ottenuto, dalla sua istituzione nel 1999, buoni risultati, relativi in particolare al numero totale di incidenti, di morti e di feriti. L’obiettivo di ridurre del 50% le vittime degli incidenti stradali entro il 2010, secondo le direttive della Commissione Europea, è stato raggiunto con un paio d’anni di ritardo.  Nel 2010 la riduzione rispetto al 2001 (anno di riferimento) era del 42% a livello nazionale. Il muro del 50% è stato sfondato 2013. Tale dato è riferito però all’intero territorio nazionale: a livello regionale si riscontrano grosse differenze nei risultati. Per fare esempio, non hanno raggiunto l’obiettivo minimo previsto il Trentino Alto Adige (-47,3%), la Campania (-34.2%), la Basilicata (-27,1%) e la Sicilia (- 38,4%). Dal lato opposto alcune regioni, fra cui l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia e le Marche, sono già proiettate verso il raggiungimento dei nuovi obiettivi fissati per il 2020, ossia un ulteriore 50% di diminuzione delle vittime. Anche il numero totale di incidenti stradali registra un netto a livello nazionale calo: -36,3%. Tale andamento è paragonabile al calo dei feriti, che sono il 36,7% in meno. Anche in questo caso però la situazione regionale risulta estremamente eterogenea.

Per dare un’idea delle cifre prese in esame, nel solo 2015 i morti sulle strade italiane sono stati 3.428 (erano ben 7.096 nel 2001) di cui 478 nella sola Lombardia, la regione che registra il maggior numero di vittime (erano invece più 1.000). Queste cifre lanciano un segnale di allarme se riviste nel breve periodo: nel 2015 per la prima volta dall’istituzione del PNSS il numero perdite è cresciuto rispetto all’anno precedente, dell’1,4%. Segnali interessanti arrivano dal calo della mortalità nelle fasce di età più a rischio, in particolare per i bambini fra gli 0 e i 4 anni. Nel 2015 i decessi dovuti a incidenti stradali in questa fascia d’età sono stati 17, contro i 70 del 2010 e i 187 del 2001. Tale risultato è dovuto ad efficaci campagne di sensibilizzazione sull’uso dei dispositivi di sicurezza e da un incessante lavoro di controllo e vigilanza, che permettono allo stato Italiano di avvicinarsi all’obbiettivo previsto di azzeramento della mortalità dei bambini sulle strade.

Per concludere uno sguardo all’analisi della suddivisione degli incidenti in base al tipo di strada su cui occorrono. La stragrande maggioranza degli incidenti stradali (più di 150.000 nel 2015) avviene su strade urbane, contro i poco meno di 1.000 sinistri autostradali. Di contro, l’indice di mortalità (il numero di morti rispetto al numero totale di incidenti) è molto più alto su strade provinciali e autostrade rispetto a quelle del tessuto urbano.

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