Arrestata sul bus perché in possesso di hashish, colpevole anche il ragazzo che la scortava
Si esamina il ricorso di una coppia condannata per detenzione illecita di stupefacenti finalizzata allo spaccio. I due possedevano, all’interno della tasca del giubbotto di lei, tre panetti di hashish dal peso totale di 300g. In Cassazione sostengono che lui fosse del tutto inconsapevole del fatto. Inoltre secondo la loro versione dei fatti non ci sarebbero prove che la destinazione della sostanza fosse lo spaccio e non l’uso personale.
I giudici respingono il ricorso. Il punto fondamentale è la condizione di indigenza in cui versano i due giovani, conviventi e legati sentimentalmente. Non è plausibile la versione secondo cui il ragazzo, consumatore di hashish con precedenti simili, sarebbe stato tenuto all’oscuro dell’acquisto, da parte di lei, di un tale quantitativo di sostanza, anche considerato il grosso esborso di denaro. Essendo i due senza un lavoro stabile, non avendo la ragazza alcun motivo di nascondere un acquisto così impegnativo e risultando inverosimile che lei, in quanto consumatrice saltuaria, potesse da sola usare la droga, deve derivare che lo stupefacente fosse destinato (almeno in parte) a uso non esclusivamente personale e lui fosse a conoscenza della sua esistenza.
Riguardo all’agire di lui, viene concluso che con la sua presenza garantisse implicitamente collaborazione in caso di necessità, facendo in un certo senso da “scorta”. Deve escludersi quindi che la sua condotta possa qualificarsi come comportamento solo passivo. Ne deriva, logicamente, la punibilità.
La condanna è confermata.
Sentenza n. 27787/2017, Corte di Cassazione
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