Parcheggi a pagamento: la Cassazione pone limiti ai motivi di ricorso
IL CASO
Dopo essere stato multato per aver parcheggiato in area di sosta a pagamento senza aver posto in funzione il dispositivo di controllo della sosta, il trasgressore impugna il verbale di accertamento sostenendo la presenza di vizi nel procedimento di formazione del provvedimento finale istitutivo della tariffa per detta area di sosta. La giunta comunale aveva infatti affidato il servizio ad una società privata esterna, senza attendere la preventiva delibera del Consiglio Comunale e questo è bastato al ricorrente per vincere i primi due gradi di giudizio.
LA DECISIONE
Di diverso avviso però la Cassazione, che da ragione all’ente pubblico nella misura in cui afferma che “ove sia stata irrogata una sanzione pecuniaria per la sosta di un autoveicolo in zona a pagamento senza esposizione del tagliando attestante l’avvenuto versamento della somma dovuta, il controllo del giudice non può estendersi anche agli eventuali vizi di legittimità della deliberazione della giunta comunale di concessione della gestione del servizio ad un’impresa privata, che non si inserisce nella sequenza procedimentale che sfocia nell’adozione dell’ordinanza opposta”.
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