L’accertamento della natura di rifiuto di un oggetto
La Corte di cassazione, III Sez.pen, con sentenza n. 16355 del 18 aprile 2023 ha chiarito che l’accertamento della natura di un oggetto quale rifiuto, ai sensi dell’art. 183 d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 costituisce una questione di fatto, demandata al giudice di merito e insindacabile in sede di legittimità, se, sorretta da motivazione esente da vizi logici o giuridici , anche perché tale qualificazione non deve necessariamente basarsi su un accertamento peritale, potendo legittimamente fondarsi anche su elementi probatori, quali le dichiarazioni testimoniali, i rilievi fotografici o gli esiti di ispezioni e sequestri . Può ritenersi pertanto logico ritenere qualificabili come rifiuti gli pneumatici e i cerchi per automobili trasportati su un autocarro in considerazione del grado di usura, del loro numero e della mancanza di qualsiasi spiegazione alternativa allo smaltimento illecito del loro trasporto: si tratta di considerazioni logiche, idonee, secondo le regole razionali e le massime di comune esperienza (tra cui quella della inverosimiglianza del trasporto di un rilevante numero di pneumatici fuori uso in assenza di qualsiasi collegamento con soggetti dediti al loro recupero al fine del riutilizzo), a giustificare detta qualificazione.
Anche la non occasionalità del trasporto, idonea a consentire di ritenere configurabile il reato di cui all’art. 256, comma 1, lett. a), d.lgs. n. 152 del 2006, è stata affermata in modo pienamente logico, posto che il carattere non occasionale della condotta di trasporto illecito di rifiuti può essere desunto anche da indici sintomatici, quali la provenienza del rifiuto da una attività imprenditoriale esercitata da chi effettua o dispone l’abusiva gestione, la eterogeneità dei rifiuti gestiti, la loro quantità, le caratteristiche del rifiuto indicative di precedenti attività preliminari di prelievo, raggruppamento, cernita, deposito, dall’utilizzo di mezzi indicativi di professionalità e stabilità nell’esercizio di tale attività.
di Gabriele Mighela
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