Giustizia – Il Senato approva la riforma Cartabia
Con 173 sì, 37 no e 16 astensioni, l’Assemblea del Senato, nella seduta di ieri 16 giugno, ha approvato in via definitiva il ddl n. 2595 (IL TESTO), di delega al Governo per la riforma dell’ordinamento giudiziario e per l’adeguamento dell’ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni ordinamentali, organizzative e disciplinari, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del CSM. Si tratta del nodo fondamentale di una più ampia riforma della giustizia, che ha portato già a modifiche del processo penale e civile, e che l’Italia si è impegnata ad approvare per poter ottenere dall’Unione Europea i finanziamenti del Recovery Fund.
Le dichiarazioni del ministro Cartabia
Grande la soddisfazione del ministro della Giustizia Marta Cartabia, che è riuscita a portare a termine il varo di una riforma che si stava impantanando nelle paludi degli emendamenti a pioggia proposti dalla Lega negli ultimi giorni: sottolinea in Aula il ministro che “l’approvazione di questa legge, il terzo grande pilastro delle riforme della giustizia vòlte a rinsaldare la fiducia dei cittadini nell’amministrazione della Giustizia, consentirà che l’imminente rinnovo del Consiglio superiore della magistratura si svolga con nuove regole affinché questa istituzione, presidio costituzionale e imprescindibile dei principi dell’autonomia e dell’indipendenza dell’ordine giudiziario, principi irrinunciabili, possa – per riprendere proprio le parole del presidente Mattarella – svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la magistratura può contare”.
I contenuti della riforma in sintesi
Ricordiamo che la riforma era stata presentata a febbraio dal Governo dopo mesi di discussioni, con l’obiettivo di ridurre il peso delle correnti politiche all’interno del CSM, soprattutto in seguito ai rilevanti scandali che hanno coinvolto la magistratura italiana negli ultimi anni.
La riforma approvata nella giornata di ieri – si legge questa mattina sul Sole 24 Ore – tocca tutta una serie di criticità dalle nomine dei vertici degli uffici giudiziari, da affrontare in ordine cronologico e con audizione dei candidati e incompatibilità tra consiglieri appartenenti alla commissione nomine e alla commissione disciplinare, alle elezioni, si introduce un sistema misto maggioritario-proporzionale, le “porte girevoli” politica-magistratura, nel segno della massima intransigenza tra esperienza politica e rientro in tribunale, al passaggio di funzioni tra giudici e pm (e viceversa), uno solo da esercitare entro 10 anni dall’assegnazione della prima sede, ai fuori ruolo, il cui numero sarà ridotto e per 7 anni al massimo.
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