CNEL – relazione 2020 sui servizi della PA

La pandemia, che ha colpito con forza anche l’Italia, ha avuto un effetto dirompente su tutti i servizi pubblici, sia a livello centrale che locale, accentuandone le criticità e facendo emergere la “fragilità del sistema delle pubbliche amministrazioni”, come l’ha definita il presidente Draghi nella sua relazione programmatica, delineando allo stesso tempo le priorità su cui intervenire nel breve e medio periodo, dalla sanità alla scuola, dai servizi sociali a quelli ambientali, dalla digitalizzazione all’informatizzazione.

È in sintesi il dato che emerge dalla “Relazione 2020 del CNEL al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Amministrazioni pubbliche centrali e locali alle imprese e i cittadini” che, tra luci e ombre delinea “un’amministrazione pubblica capace anche di adattarsi rapidamente a circostanze mutate (come successo nel 2020) in ambiti quali la formazione, la diffusione dei processi di digitalizzazione, i meccanismi di pagamento elettronici, la sua stessa organizzazione interna”.

La relazione, realizzata con il contributo di 30 enti, sarà presentata oggi 30 marzo 2021, a Roma, al CNEL, dal presidente Tiziano Treu, con l’intervento del ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta.

Di seguito, una sintesi della Relazione rigardante gli  enti locali

ENTI LOCALI

Dopo il Sistema Sanitario Nazionale, la pandemia da Covid-19 ha colpito duramente il sistema dei quasi 8.000 Comuni italiani, e degli altri enti locali (Province, Città Metropolitane e Unioni di Comuni), che costituiscono quel comparto della pubblica amministrazione più prossimo ai cittadini ed ai loro bisogni primari. Attraverso le proprie attività di erogazione di beni tipicamente pubblici, come la sicurezza o la gestione del territorio, o beni cosiddetti meritori, come la gestione dei rifiuti, dei trasporti o i servizi di assistenza sociale alle famiglie e agli individui, i Comuni costituiscono quel tessuto amministrativo capillare della Repubblica che ha assicurato la continuità della vita nelle città, nelle periferie e nelle aree rurali durante i mesi più duri della pandemia.

Dall’analisi del CNEL emerge una nuova geografia della finanza locale, in cui i Comuni maggiormente colpiti dalla pandemia Covid-19 sono quelli che in precedenza sia la teoria che la pratica assumevano fossero meno vulnerabili e maggiormente in salute, tipicamente i Comuni con elevata autonomia finanziaria, che nel nostro Paese comprende i Comuni del Centro-nord, quelli di più grandi dimensioni e le aree a vocazione turistica. L’analisi sulle entrate, in particolare, mette in luce che le minori entrate correnti attese per il 2020 oscillano fra 5,2 miliardi e 7,6 miliardi, con una media attesa di 6,1 miliardi e che, si tratta di stime, dal 12,6% (ipotesi migliore) al 23% (ipotesi peggiore) delle Amministrazioni comunali saranno in maggiore difficoltà a raggiungere l’equilibrio di bilancio di parte corrente per il 2020. Al tempo stesso si rileva che si indeboliscono ulteriormente le aree geografiche già a rischio di tenuta dei conti pubblici locali mentre sono attese criticità anche in quei territori con tradizione di Comuni con discreti equilibri finanziari. un quadro che, se confermato, potrebbe ridurre la capacità di investimento dei Comuni.

Le stime realizzate mostrano che i Comuni che hanno subìto gli impatti peggiori sono quelli turistici, quelli di più grandi dimensioni e quelli in procedura di riequilibrio. Nell’insieme il sistema dei Comuni esce dal 2020 appesantito da una maggiore vulnerabilità finanziaria, che lo pone meno resiliente a futuri shock. Riguardo all’andamento della spesa, le informazioni in possesso finora delineano un quadro di forte incertezza, con Comuni che hanno aumentato la spesa ed altri che l’hanno diminuita. In parte ciò è causato dalla difficoltà di stimare il reale andamento del gettito fiscale locale, specie laddove queste finanziano in maggior misura la spesa locale (ossia nei Comuni con maggiore autonomia finanziaria). In parte, ciò anche a seguito della formulazione delle norme di utilizzo delle risorse integrative straordinarie messe a disposizione dallo Stato, per le quali non è risultato sin da subito chiaro quali fossero le effettive possibilità di utilizzo (funzioni fondamentali vs. funzioni non fondamentali, spesa causata direttamente vs. spesa causata indirettamente dalla pandemia, etc.).

È stata definita, inoltre, una Mappa del profilo reddituale dei comuni italiani, con riferimento alle attività di impresa, di lavoro autonomo e di lavoro dipendente privato, ed è stato analizzato il legame tra il profilo reddituale e il livello di povertà assoluta dei territori allo scopo di valutarne le variazioni causate dalla pandemia e il conseguente aggravio sulle spese dei comuni italiani impegnati nel supporto alle famiglie.

L’analisi ha rilevato che in corrispondenza di una diminuzione di un punto percentuale del reddito imponibile ai fini dell’addizionale IRPEF si osserva un aumento di 1,09 punti percentuali dell’incidenza della povertà assoluta. Dopodiché è stata analizzata la relazione tra tasso di inattività, in aumento a causa delle particolari condizioni della congiuntura, e incidenza della povertà assoluta, rivelando che quest’ultima cresce di 0,36 punti percentuale per ogni punto % in più del tasso di inattività.

La crisi economica innescata dal fenomeno pandemico si ripercuote su un territorio fortemente diversificato dal punto di vista delle risorse sistemiche e quindi più o meno a rischio di pesanti effetti nel medio-lungo periodo. Infatti, se è vero da un lato che il calo reddituale è più forte nelle aree del Paese a maggiore produttività, si può ragionevolmente supporre che queste aree siano anche quelle a maggiore resilienza economica di base. Gli effetti della pandemia sul sistema sociale sono da considerarsi più complessi di quelli strettamente legati alle valutazioni di natura economica e dunque comporteranno un aumento dei fabbisogni sociali dovuti ad ulteriori effetti come l’aumento della condizione di disagio psicologico sociale a causa del venire meno delle condizioni di sicurezza e stabilità economica; l’aumento delle condizioni di disagio psicologico individuale in risposta al trauma della perdita di persone care (zone più colpite); l’aumento delle condizioni di disagio specifiche dell’infanzia per effetto indiretto del disagio degli adulti (medio-lungo periodo).

Nella Relazione del CNEL si dà conto anche della metodologia usata per la definizione dell’entità dei ristori ai Comuni sviluppata dal SOSE e adottata dal Tavolo istituito presso il MEF dal D.L. n. 34 del 19 maggio 2020. Il lavoro svolto è di particolare rilievo anche perché contribuisce all’implementazione, per la prima volta nella storia, del principio costituzionale contenuto nella Legge n° 243/2012 che all’art. 11 recita: «[…] lo Stato, in ragione dell’andamento del ciclo economico o al verificarsi di eventi eccezionali, concorre al finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali, secondo modalità definite con leggi dello Stato, nel rispetto dei principi stabiliti dalla presente legge».

 

Fonte: www.cnel.it

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