Caos trasparenza, il nuovo portale Anac complica il monitoraggio
Santo Fabiano Pasquale Monea – Il Sole 24 Ore – In collaborazione con Mimesi s.r.l
In questi giorni, e per tutto il mese di luglio, le Pa sono chiamate a un nuovo adempimento che si rivela sempre più macchinoso, rendendo complesso ciò che dovrebbe risultare facile nell’interesse di tutti. Si tratta della consueta attestazione sul rispetto degli obblighi di trasparenza che ogni anno viene effettuata sulla base di un campione di dati scelti dall’Anac, effettuata dagli organismi di valutazione.
Per la prima volta, dopo dieci anni, è stato prescritto di raccogliere le informazioni mediante l’iscrizione a un portale allestito dall’Autorità, con una procedura di doppia autenticazione sia da parte dell’ente sia da parte dell’Oiv, che com’era prevedibile a causa del numero di utenti chiamati ad accedere contemporaneamente non riesce ad assicurare il necessario funzionamento.
Nell’idea dell’Anac il «servizio consente l’acquisizione dei dati sulle attestazioni in materia di assolvimento degli obblighi di pubblicazione a cui Pa, enti pubblici economici, ordini professionali, società ed enti di diritto privato in controllo pubblico, società partecipate, enti privati di cui all’articolo 2-bis, comma 3, sono tenuti ad adempiere secondo le indicazioni fornite con la delibera Anac 203/2023. Consente altresì, nella fase di monitoraggio, di acquisire le informazioni sull’eventuale adeguamento di quei soggetti per i quali sono risultante carenze nella fase di rilevazione».
L’adempimento interviene in un momento particolarmente complesso, anche per la presenza di scadenze sulla programmazione e rendicontazione, ma la complessità maggiore si registra nell’attuazione delle procedure previste dal nuovo applicativo, sia nella fase di registrazione sia nell’inserimento dei dati che vanificano l’esigenza di semplificazione e la stessa acquisizione telematica.
Difficili da comprendere sono le ragioni che hanno indotto a scegliere un campione che contiene proprio i dati relativi ai «Bandi di gara e contratti». In quell’ambito, da un paio di anni, si sono stratificate diverse innovazioni per il Pnrr e il nuovo Codice appalti e il Pna 2022 (peraltro adottato nel 2023).
Gli operatori delle Pa e gli Oiv sono chiamati quindi ad attestare il rispetto degli obblighi riferiti agli ultimi cinque anni, utilizzando però una “griglia” nuova che contempla adempimenti e informazioni che risulterà oneroso riportare per gli anni precedenti.
Tutto ciò avviene mentre si registra un corto circuito: l’articolo che disciplina gli obblighi di pubblicazione (articolo 37 del Dlgs 33/2013) è modificato a decorrere dal 1° luglio e richiama l’articolo 28 del nuovo Codice, che però entra in vigore il 1° gennaio del 2024.
Ma soprattutto sorprende che venga inaugurata una nuova piattaforma per la raccolta dei dati nonostante che dal 1° luglio «gli obblighi di pubblicazione si intendono assolti attraverso l’invio dei dati alla Banca dati nazionale dei contratti pubblici presso l’Anac». Quindi ogni rilevazione futura potrà essere effettuata in modo automatico e senza il ricorso a una piattaforma diversa.
Certamente tutti concordano sull’importanza della trasparenza amministrativa che dovrebbe essere avvertita come un valore fondamentale. Tutto ciò risulta difficile se viene trasformata in un adempimento oneroso.
* Articolo integrale pubblicato sul Sole 24 Ore del 17 luglio 2023
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