Bene le riforme, colli di bottiglia negli investimenti
di Carlo Altomonte, Giovanni Valotti e Veronica Vecchi (Il Sole 24 Ore)
Il Pnrr è il più importante percorso di investimenti e riforme avviato dal Paese negli ultimi decenni. A tre anni dal suo lancio, e a due dalla conclusione, è possibile iniziare a trarre un primo bilancio del suo impatto sull’economia italiana. Innanzitutto, è evidente che il flusso di spesa associato al Piano sta contribuendo in maniera significativa alla crescita del Paese, che non a caso negli ultimi trimestri ha superato quella di Francia e Germania. Vi sono certamente ritardi e colli di bottiglia sulla programmazione e realizzazione degli investimenti, ma nel complesso la macchina amministrativa sta procedendo, come testimoniato dal succedersi di rate di pagamento approvate dalla Commissione europea. Più in prospettiva di lungo periodo, uno dei lasciti principali del Pnrr è l’introduzione di nuove e più efficaci modalità di programmazione degli investimenti pubblici. L’impostazione di un piano di spesa pubblica finalizzato al raggiungimento di obiettivi misurabili (milestone e target) per far fronte alle sfide più pressanti del momento (transizione digitale ed ecologica, inclusione sociale, disuguaglianze territoriali) è forse la novità più interessante che il Piano ha consegnato. Una novità che rimarrà anche dopo il Pnrr, grazie alle nuove regole fiscali europee che obbligano i Governi a programmare politica economica e investimenti pubblici tramite piani strutturali di medio termine (quattro/sette anni). Da questo punto di vista, il Pnrr è stata l’occasione per mettere a punto un avanzato sistema di misurazione degli investimenti sul territorio in funzione di obiettivi pre-fissati e degli stati di avanzamento, con una best practice a livello internazionale. Il quadro di efficienza allocativa che a oggi emerge è nel complesso buono, anche se su alcune misure specifiche si notano impatti differenziati a livello territoriale che occorrerà colmare in futuro. Sarà dunque importante nei prossimi mesi sfruttare i dati per analizzare la realizzazione degli investimenti in funzione degli obiettivi, e far confluire i risultati di questa analisi nella programmazione pluriennale che il Paese dovrà iniziare a fare nell’ambito del nuovo piano fiscale strutturale, al fine di rispondere ai fabbisogni d’investimento per stimolare la crescita della produttività. Produttività che dipende anche dalle riforme, cui il Pnrr dedica una parte importante di risorse. Per quella della pubblica amministrazione, condizione abilitante fondamentale per il rilancio del Paese, le evidenze dimostrano un sostanziale allineamento nei tempi previsti per i provvedimenti, dal miglioramento dei sistemi di reclutamento e selezione allo sviluppo delle competenze, fino alla semplificazione. Alcuni risultati si cominciano a vedere, ad esempio con l’attivazione del portale InPA e la profonda revisione dei concorsi pubblici. Di particolare rilievo è la significativa riduzione dei tempi dei processi autorizzativi, in particolare per i temi della transizione energetica e della green economy. Per contro, emergono significative differenze territoriali oltre che applicazioni a volte formali e burocratiche delle innovazioni introdotte. Anche il fronte della giustizia mostra risultati incoraggianti, con un’aumentata capacità di smaltimento degli arretrati e una riduzione dei tempi medi dei processi, pur restando l’Italia lontana dalle best practice europee. Un contributo ancora più importante sarebbe dovuto derivare dall’istituzione dell’Ufficio del processo e da una massiccia campagna di assunzioni, ma su questo aspetto si stanno riscontrando le maggiori criticità. Nella sostanza, gli interventi sulle riforme dimostrano una buona capacità di innovazione normativa, ma emerge una certa mancanza di uniformità sul territorio nazionale in termini di capacità attuativa. Infine, un’occasione al momento in parte mancata con il Pnrr è quella di un utilizzo più sistemico dei contratti di partnership pubblico-privato e di concessione, sia pure al netto di alcune sperimentazioni che sembrano aver funzionato, come la piattaforma nazionale di telemedicina e la riqualificazione dell’ospedale Gaslini di Genova. Nel post Pnrr, alla luce dei vincoli di bilancio sulla spesa corrente cui il Paese dovrà far fronte, sarà importante attivare partnership pubblico-privato plurali anche al fine di creare un sistema di welfare territoriale integrato.
* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 16 luglio 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)
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