Marcia indietro sui contratti Al personale impiegato si applicheranno i normali contratti collettivi

di FRANCESCO CERISANO (da Italia Oggi)

Marcia indietro del governo sui contratti da applicare negli appalti Pnrre negli eventuali subappalti. Al personale impiegato continuerà ad applicarsi un trattamento economicoe normativo complessivo non inferiore a quello previsto dalla contrattazione collettiva (nazionalee territoriale) stipulata dalle organizzazioni sindacalie datoriali più rappresentative sul piano nazionale e il cui ambito di applicazione sia strettamente connesso con l’attività oggetto dell’appalto. Salvi i livelli occupazionali negli asili nido. Le graduatorie comunali vigenti del personale educativo e ausiliario, gestite direttamente dai comuni, potranno essere utilizzate fino all’anno scolastico 2026-2027 anche in deroga al possesso del titolo di studio. Sono le novità più significative del pacchetto di emendamenti del governo al decreto legge Pnrr (dl n.19/2024) depositati ieri in commissione bilancio della Camera che da oggi alle ore 14 (si veda ItaliaOggi di ieri) inizierà a votare le proposte di modifica. Il dietrofront del governo La marcia indietro del governo avrà come effetto quello di riscrivere la norma del decreto legge (articolo 29) che invece aveva previsto che “al personale impiegato nell’appalto di opereo servizi e nell’eventuale subappalto è corrisposto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionalee territoriale maggiormente applicato nel settore e per la zona il cui ambito di applicazione sia strettamente connesso con l’attività oggetto dell’appalto”. Una previsione che aveva subito innalzato l’asticella dello scontro politico per il timore che potesse compromettere le tutele nei confronti dei lavoratori impiegati sui cantieri Pnrr. Ma dopo l’incontro con le opposizioni, il ministro Raffaele Fitto ha assicurato che l’emendamento correttivo dell’attuale formulazione dell’art 29 sarà accolto, tornando così alle regole vigenti. Esultano le opposizioni che con Marco Grimaldi e Franco Mari, capigruppo di Alleanza Verdie Sinistra nelle commissioni Bilancioe Lavoro parlano di “una prima vittoria di chi sa che non si possono affidare le sorti dei lavoratori e delle lavoratrici a una concorrenza al ribasso sui contratti”. “Finalmente il governo siè detto prontoa ricredersi rispetto alla scelta fatta di sostituire, nel decreto Pnrr, il criterio consolidato del riferimento ai contratti comparativamente più rappresentativi con quello ai contratti più diffusamente applicati. Una differenza fondamentale perché in prospettiva possono essere più diffusamente applicati contratti pirata firmati da sigle compiacenti, svincolate da ogni criterio di rappresentanza e rappresentatività, finalizzati a comprimere tutele e salari. Abbiamo denunciato da subito l’imbroglio e il pericolo. E assieme a noi lo hanno denunciato tutte le opposizioni, le parti sociali, sindacali e datoriali, i consulenti del lavoro e i giuristi che hanno messo in evidenza che il criterio avrebbe generato, nella sua indeterminatezza, forti contenziosi. Il governo dovrà ora tornare indietro anche sulle altre norme in cui questo concetto era stato introdotto, a partire dalla delega che cancella il salario minimo che si è fatta approvare dalla sua maggioranza alla Camera”, hanno osservato Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Pd,e Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera. Salvi i livelli occupazionali negli asili nido Le graduatorie comunali vigenti del personale educativo e ausiliario, gestite direttamente dai Comuni, potranno essere utilizzate fino all’anno scolastico 2026-2027 anche in deroga al possesso del titolo di studio. Lo prevede una proposta di emendamento al dl Pnrr, bollinata nelle scorse ore dalla Ragioneria generale dello Stato, voluta dal ministro per la Pubblica amministrazione, senatore Paolo Zangrillo. L’emendamento, secondo palazzo Vidoni, va in una duplice direzione: garantire la continuità lavorativa di chi oggi è occupato come supplente nei nidi e nelle scuole dell’infanzia degli enti locali di tutta Italia e, dall’altro, gestire la fase transitoria rispetto alle qualifichee ai titoli professionali del personale dedicato ai bambini tra 0 e 6 anni, determinato dal contratto nazionale di lavoro per l’accesso ai concorsi. “Ci siamo mossi con senso di urgenza, istituendo subito un tavolo di lavoro, per dare risposte concretea un comparto essenziale per le famiglie italiane”, ha sottolineato Zangrillo. “In questi mesi sono state numerose le segnalazioni in merito alla necessità di salvaguardare i livelli occupazionali. L’emendamentoè una promessa mantenuta, una azione doverosa per dare supporto in tutta Italia a centinaia di enti locali, motore essenziale della pubblica amministrazione, nonché a migliaia di lavoratricie lavoratori del mondo della scuola”. Soddisfazione per l’annuncio del ministroè arrivata dai sindacati che hanno organizzato per il 15 aprile una mobilitazione nazionale dei lavoratori dei servizi educativi 0-6 per ribadire la necessità di un Piano straordinario di assunzionie di un investimento sulla valorizzazione del personale. “La nostra mobilitazione ha ottenuto un primo risultato, ma certamente non si ferma qui. Proseguiremo con la convocazione delle assemblee in tutto il Paesee come Fp Cgil chiederemo anche attraverso appositi emendamenti, di intervenire sulla carenza di organico del personale educativoe scolastico. La fase transitoria, secondo noi, si supera solo equiparandoi titolie inquadrando il personale nell’area dei funzionari, come previsto dal Contratto. Bisogna investire nel personalee bisogna assumere, superandoi tetti di spesa per le assunzioni”, ha commentato la segretaria nazionale Fp Cgil, Tatiana Cazzaniga. Gli altri emendamenti Tra gli altri emendamenti governativi in arrivo si segnala il potenziamento del Fondo per l’attuazione degli interventi PNRR di competenza del ministero delle Imprese e del Made in Italy che passa da una dotazione di 1,5 milioni spalmati tra il 2023 e il 2025 a una dotazione pari a 500mila euro per il 2023 e a 1,5 milioni annui dal 2024 al 2026, quindi con un aumento complessivo delle risorse paria 3,5 mln rispetto a quelle attualmente previgente.

* Articolo integrale pubblicato su Italia Oggi del 10 aprile 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l.)

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