Sprint finale per centrare l’obiettivo dei pagamenti ai fornitori in 30 giorni

Elena Brunetto Patrizia Ruffini  (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Per chi sfora quest’anno da febbraio scatta la sanzione sul fondo garanzia debiti L’accantonamento obbligato riduce la disponibilità per nuove o maggiori spese

Rush finale per il rispetto dei tempi di pagamento per l’anno 2023. Oltre a essere una condizione necessaria perché possa avere una conclusione positiva la procedura d’infrazione intrapresa dalla Commissione europea contro l’Italia per la violazione della direttiva 2011/7/UE, è una delle riforme abilitanti del Pnrr (riforma 1.11).Gli enti locali devono pagare in via ordinaria entro 30 giorni, tenendo presente che l’eventuale estensione dei tempi (fino a un massimo di 60) deve essere giustificata con prova per iscritto della clausola relativa al termine.

Con la circolare n. 17 del 7 aprile 2022, la Ragioneria generale dello Stato ha indicato le modalità operative per il rispetto dei tempi di pagamento, la cui disciplina è prevista legge 145/2018.

Il sistema informativo Area Rgs mostra a ogni ente, nella sezione dedicata al tema, gli indicatori dei tempi medi di pagamento e di ritardo, oltre allo stock del debito.

Al fine di coinvolgere tutti i responsabili della spesa, con il Dl 13/2023, è stata introdotta la norma che obbliga tutte le amministrazioni pubbliche, nell’ambito dei sistemi di valutazione della performance, ad assegnare, ai dirigenti responsabili dei pagamenti delle fatture commerciali, nonché a quelli apicali, specifici obiettivi annuali per il rispetto dei tempi di pagamento, individuati con riferimento all’indicatore di ritardo annuale e valutati ai fini del riconoscimento della retribuzione di risultato, in misura non inferiore al 30 per cento.

Nell’ambito delle buone prassi potrebbe essere utile condividere la sfida, all’interno di ogni ente, con note/circolari inviate a tutti i centri di spesa cui compete la liquidazione delle fatture.

Il monitoraggio degli indicatori, prima della chiusura dell’anno, è finalizzato ad evitare la sanzione dell’accantonamento di risorse al Fondo di garanzia debiti commerciali che scatterà a febbraio 2024, nei confronti degli enti che nel 2023 hanno pagato in ritardo e non hanno ridotto il debito al 31 dicembre, rispetto a quello risultante alla medesima data dell’anno precedente.

Lo scopo di questo accantonamento è quello di ridurre la disponibilità di fondi per nuove e maggiori spese, consentendo quindi agli enti di migliorare la propria liquidità per l’assolvimento dei debiti commerciali.

A partire dall’esercizio 2023, infine, il calcolo degli indicatori sarà effettuato non solo con la media ponderata, già in uso nelle annualità precedenti, ma anche con la media semplice. Nel caso in cui le due medie si discostino di oltre 20 giorni (che diventeranno 15 dal 2024), sarà utilizzata, per la verifica del rispetto e l’applicazione delle sanzioni, la media semplice in luogo di quella ponderata. Pertanto il ritardo nel pagamento di fatture, anche di minore entità, incide sul risultato finale tanto quanto il ritardo nelle fatture di importo elevato.

* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 16 ottobre 2023.

 

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